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Mario Bergamo
Nasce a Montebelluna, l'8 febbraio 1892. Studia Giurisprudenza, nonché Lettere e Filosofia: nel 1912, universitario, fonda l'Alleanza Repubblicana. Si laurea a Bologna nel 1914. Interventista rivoluzionario, nel 1915 parte caporale volontario alla Grande Guerra terminandola, pluridecorato, da capitano.
Assieme al fratello Guido e a Pietro Nenni fonda nel 1919 il Fascio di Combattimento di Bologna ma si stacca da Mussolini quando questi rinuncia nel 1920 alla pregiudiziale repubblicana.
Il suo studio d'avvocato, in via Foscherari, viene allora più volte saccheggiato e incendiato dalle squadre di Arconovaldo Bonaccorsi e di Italo Balbo che aggrediscono e costringono a bere l'olio di ricino anche Linda Garatti , la moglie, sua fervida sodale.
Nel 1926, ancora con Pietro Nenni, è costretto all'espatrio clandestino attraverso i monti ( e il suo esilio in Francia durerà ininterrotto fino alla morte, a Parigi, il 24 maggio 1963).
Alla umiliante disoccupazione iniziale, appena attenuata da qualche lezione di italiano e di latino, sarebbe succeduta nel 1930 l'assunzione al Contenzioso delle Messaggerie Hachette, impiego abbandonato volontariamente nel 1940 per non sottostare al nuovo padrone, il sopraggiunto tedesco invasore. Quindi correttore di bozze , mentre l'antica professione gli serve per assistere e sottrarre alle persecuzioni antifascisti ed ebrei d'ogni dove, indifferente come sempre alle minacce, sfruttando piuttosto il rispetto che gli porta l'avversario: "Irriducibile ma inappuntabile", lo catalogano assieme a Mussolini i gerarchi che accorrono invano a lusingarne anche un onorevole rimpatrio e, in extremis, a proporgli la stesura della Costituzione della Repubblica Sociale: "l'espressione è Vostra!" gli fa dire Mussolini da Roberto Farinacci….
Finalmente, invece, alla liberazione di Parigi può prendere ad esercitare quale Consigliere Giuridico sebbene in condizioni precarie e ancora spogliandosi delle esigue risorse a favore dei più bisognosi, sopravvivendo in una povertà disarmante quanto dignitosa a difesa della propria libertà.
Al costrutto, una coerenza morale ed intellettuale che attinge la saggezza francescana e un esempio quasi unico di sacrificio all'ideale e di rinuncia ad ogni bene non solo materiale ma pure affettivo poiché per l'interminabile esilio si negherà da ultimo anche alla dolcezza dell'intimità famigliare.
(G.M.B.)
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